CECCARINI Mario
Livorno, 14.8.1908 – Livorno, 30.6.1999
Figlio di Gino e di Rosa Ceccarini, lavora come calzolaio. Comunista, il 19 giugno 1931 tenta di emigrare in Corsica insieme ad altri undici antifascisti.
La loro imbarcazione naufraga alla Gorgona e l’intero gruppo viene arrestato.
Condannato il 25 novembre dalla Corte d’appello di Firenze a quattro mesi di galera e 2.000 lire di ammenda (pena sospesa per cinque anni), Ceccarini è di nuovo arrestato il 10 giugno 1932 come membro dell’organizzazione comunista livornese. Interrogato, ammette di far parte da circa tre mesi del Comitato federale giovanile comunista di Livorno. Il Tribunale speciale fascista lo proscioglie il 20 novembre dello stesso 1932 (per l’amnistia del decennale) e lo diffida. Due anni dopo entra nell’organizzazione clandestina del PCdl, costituita da Arturo Silvano Scotto. Si occupa della raccolta dei fondi per il Soccorso rosso e della diffusione della stampa comunista. Il 20 gennaio 1935 è ancora arrestato e denunciato al Tribunale speciale, che lo condanna a tre anni di prigione. Viene scarcerato nel febbraio 1937 per effetto dell’amnistia per la nascita del figlio maschio di Umberto di Savoia. Il 19 dicembre di quell’anno lascia clandestinamente Livorno. Raggiunge Bona in Algeria e poi, il 10 gennaio 1938, Marsiglia. Il 2 febbraio parte per la Spagna, dove si arruola in una compagnia di zappatori della XIIa Brigata Internazionale Garibaldi e partecipa, nell’estate 1938, alla grande offensiva repubblicana sull’Ebro. Il 24 settembre, in seguito alla decisione del governo repubblicano di Negrín di ritirare i volontari “stranieri” dal fronte, passa nei campi spagnoli di smobilitazione. Il 26 gennaio 1939 attraversa i Pirenei sotto una pioggia gelida, che si trasforma in neve, e sotto i mitragliamenti aerei fascisti. Entrato in Francia il 7 febbraio, viene internato nel terribile campo di concentramento di Angelès-sur-Mer. Nel luglio del 1939 è tradotto nel campo di Gurs e nel giugno 1940 viene rinchiuso nel campo di sorveglianza speciale del Vernet d’Ariège. Ceccarini chiede di essere rimpatriato perché in questa struttura le condizioni di vita sono intollerabili. Viene consegnato ai fascisti, a Mentone, il 30 agosto 1941. Il 17 novembre Ceccarini viene assegnato al confino per cinque anni e deportato a Ventotene, dove resta per oltre un anno e mezzo. Liberato il 20 agosto 1943, si riunisce alla famiglia sfollata a Lorenzana (PI). Partecipa alla lotta di liberazione, nelle file del X° Distaccamento della IIIa Brigata Garibaldi Oberdan Chiesa. Catturato dai fascisti pisani nel gennaio 1944, è imprigionato per qualche mese nel campo di concentramento Scipioni di Parma. Militante del PCI, si trasferisce nel 1954 a Piombino. Nel maggio 1971 si trasferisce definitivamente a Livorno.
Livorno
Mario Ceccarini di Gino
Foto del sovversivo comunista Mario Ceccarini di Gino utilizzata dal Gabinetto Segnaletico della Questura di Livorno, schedato con il numero 899.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
Livorno, 4 marzo 1937
Un “Libretto Rosso” non comunista
Carta di permanenza obbligatoria intestata a Mario Ceccarinì di Gino, emessa a seguito della sentenza del Tribunale Speciale del 6 marzo 1936 che imponeva all’Imputato di adottare le prescrizioni speciali in essa indicate pena l’arresto.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
Medaglie commemorative del cinquantenario della guerra civile spagnola. Donazione Famiglia Ceccarini.
Diploma di Medaglia Garibaldina rilasciato a Ceccarini da Vittorio Vidali in qualità di Comandante della Brigata Garibaldi (s.d.). Donazione Famiglia Ceccarini
Attestato di benemerenza anonimo, rilasciato a Mario Ceccarini, per la sua partecipazione alle Brigate Internazionali, dalla giunta municipale di Azuqueca de Henares (Castiglia-La Mancia), nell’Ottobre del 1986, per il cinquantenario della guerra civile spagnola. Donazione Famiglia Ceccarini.
Livorno
Mario Ceccarini tra i “Sovversivi Livornesi”
Foto di gruppo di sovversivi livornesi segnalati dalla Questura di Livorno, da sinistra a destra si vedono:
1 Rabuzzi Dino di Adelmo – 2 Soldaini Giovanni di Umberto – 3 Ceccarini Mario di Gino 4 Chiesa Oberdan di Gari- baldo – 5 Cacciari Pasquale fu Gaetano
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
Livorno, 3 settembre 1943
Dall’Algeria alla Spagna
La nota informativa della Questura di Livorno descrive i precedenti di Mario Ceccarini, già condannato per attività e propaganda sovversiva. Dal suo espatrio clandestino a Bona in Algeria, nel dicembre 1937, a bordo di un piroscafo spagnolo partito da Livorno, al suo trasferimento dopo pochi giorni a Marsiglia, dove si mette in contatto con i componenti della Camera del Lavoro per arruolarsi nelle milizie rosse spagnole. Giunto a Barcellona il 5 febbraio 1938 è arruolato nella compagnia Zappatori della XIIa Brigata Garibaldi.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
8 luglio 1937
Lettera ai Compagni
Fotografia della lettera, sequestrata dalla Questura di Livorno, che Ceccarini Mario invia ai suoi “Compagni”. Nella lettera li rassicura di avere ricevuto il loro “foglio” e di aver preso tutte le precauzioni necessarie. Esprime la sua preoccupazione per la “smania di sapere” del padre, e racconta che alcune lettere della famiglia non le ha mai ricevute, perché andate sicuramente disperse quando si trovava in Spagna. Assicura la sua disponibilità ad eseguire tutti i consigli dei “Compagni” stessi.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
8 luglio 1937
Lettera al padre
Fotografia della lettera, sequestrata dalla Questura di Livorno, che Ceccarini Mario invia al padre. Nella lettera il Ceccarini cerca di tranquillizzare il padre, da sette mesi senza sue notizie, spiegando che ciò era dovuto ai suoi improvvisi e frequenti spostamenti. Nella lettera chiede al padre di sospendere ogni forma di ricerca e rinunciare a rivolgersi alle autorità o al console italiano in Francia, per non metterlo nei guai.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
1939
Campo di Vernet
Fotografia dell’ingresso al Campo di Vernet di Ariège, situato in Francia ai piedi dei Pirenei. Dopo la vittoria delle forze franchiste in pochissimi giorni, a partire dal 29 gennaio del 1939, transitarono dai valichi franco-catalani circa 470.000 persone. Gli italiani e tutti i reduci delle Brigate Internazionali non trovarono l’accoglienza che si aspettavano dalla Francia repubblicana. Furono internati in campi vicino alla frontiera dove il trattamento era durissimo e le condizioni igieniche inimmaginabili, e vi rimasero in media due anni, dal febbraio 1939 fino alla primavera del 1941, quando l’Italia cominciò a pretenderne il rimpatrio. Gli italiani furono consegnati alla polizia italiana e finirono al confino o nei campi d’internamento. Il campo di Vernet d’Ariège – dove morirono 217 militanti delle Brigate Internazionali – fu chiuso nell’ottobre 1944.
AICVAS, fondo fotografico
Vernet di Ariège, Francia, 20 dicembre 1940
Lettera dal campo
È la copia della lettera inviata da Ceccarini Mario alla sorella e al cognato durante il suo internamento nel campo di Vernet di Ariège in Francia. Profugo “ospitato” nella baracca “45” del Quartiere “C” del Campo, Ceccarini racconta di privazioni, malattie e fame.
Il campo di Vernet raccolse circa 900 internati italiani. In seguito all’applicazione della legislazione anti-sovversiva francese, varata nel settembre 1939, divenne un campo disciplinare, definito “a carattere repressivo”, dove inviare gli stranieri sospetti, gli estremisti e gli individui pericolosi per l’ordine pubblico o per l’interesse nazionale, e quindi gli ex volontari delle Brigate Internazionali.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
Livorno, 22 settembre 1941
Racconti della Guerra di Spagna
Nell’interrogatorio di Ceccarini Mario reso alla Questura di Livorno nel 1941, probabilmente al suo rientro in patria dal campo di internamento di Vernet d’Ariège in Francia, racconta la sua partecipazione alla guerra di Spagna dal suo arrivo a Barcellona il 5 febbraio del 1938: “…Allo sbarco era ad attendermi un militare spagnolo, che mi accompagnò subito in una caserma, ove rimasi per circa una settimana, dopo diche fui fatto partire in ferrovia, assieme ad altri miliziani, per Quintanara ove fui assegnato alla Compagnia Zappatori della 12a Brigata Garibaldi, che era composta di italiani e spagnoli. Dopo circa due settimane di istruzioni sulla maniera di costruire trincee e di riattare strade, fui condotto in camion ad Albacete e indi in treno a Caspe, dove era dislocata la 12a Brigata Garibaldi ….verso la metà di marzo 1938, sotto l’incalzare dell’avanzata dell’esercito del generale Franco, la Brigata Garibaldi dovette ritirarsi al di qua del fiume Ebro, dove fu tentata la riorganizzazione di tutte le forze miliziane sconfitte….fu tentata un’offensiva ripassando nuovamente l’Ebro e formando una linea che fu raggiunta solo verso i primi di settembre dalle brigate internazionali…il 24 settembre 1938, per. quanto il fronte resisteva ancora, venne l’ordine di smobilitare e di ritirare le brigate internazionali”
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1395, fase. 4
1939
Campi di internamento in Francia per i profughi dalla Spagna