Molte sono le ragioni, spesso strumentali, che hanno portato a identificare il popolo tedesco con il nazismo, tesi che, oltre ad essere storicamente falsa, rende uno straordinario favore al nazismo di ieri e di oggi. Sappiamo bene che le prime vittime di quel regime furono i militanti politici e sindacali che vi si opponevano, basti pensare al fatto che i primi campi di sterminio furono aperti nel 1933 (Dachau) e che da essi vi passarono non meno di 700mila tedeschi. La Mostra “Resistenza operaia a Berlino”, esposta presso il Circolo Ex Aurora dal 20 settembre al 4 ottobre, in concomitanza con i festeggiamenti per l’Oktoberfest 2024, racconta la storia di una delle organizzazioni più importanti dell Resistenza tedesca al nazismo, diffusa in oltre 70 aziende , soprattutto nell’industria degli armamenti. I suoi componenti pagarono la loro opposizione al regime con oltre 300 arresti e 99 caduti, di cui molti sul patibolo. Con la Mostra, rendiamo omaggio al loro sacrificio cercando di contribuire ad una migliore conoscenza di una pagina fondamentale della storia del movimento operaio tedesco.
Centro Filippo Buonarroti Partner Culturale del San Patrizio Livorno Festival 2025
ABBIAMO RICEVUTO, E VOLENTIERI RILANCIAMO, QUESTO COMUNICATO PER UNA RACCOLTA DI FONDI PER LA FAMIGLIA DI SATNAM SINGH, IL LAVORATORE AGRICOLO LASCIATO BARBARAMENTE MORIRE A LATINA
“La rilevanza simbolica e ideologica delle politiche dell’asilo ha ricevuto una conferma,
se fosse necessaria, con una mossa del governo Meloni nel marzo del 2023: dopo la tragedia
del naufragio nelle acque di Cutro, sulla costa ionica della Calabria, con la perdita di
oltre novanta vite umane, oltre a una trentina di dispersi, ha organizzato un teatrale
Consiglio dei Ministri nel posto e varato un decreto il cui obiettivo annunciato doveva
essere quello di scongiurare il ripetersi di eventi del genere. Il decreto ha invece
stabilito delle maggiori aperture all’immigrazione per lavoro, assecondando le
richieste delle organizzazioni imprenditoriali, mentre sul fronte dell’asilo ha
ristretto le possibilità di ingresso e di accoglienza. La timida apertura ai lavoratori
è stata presentata come la risposta alle crisi umanitarie, malgrado vari paesi in
guerra, come Siria, Afghanistan, Somalia, non rientrino tra i beneficiari delle
risicate quote d’ingresso”
(dall’introduzione del testo)
MAURIZIO AMBROSINI è docente di Sociologia delle migrazioni all’Università degli
Studi di Milano. Insegna da diversi anni all’università di Nizza e dal 2019 nella
sede italiana della Stanford University. È responsabile scientifico del Centro studi
Medì (Migrazioni nel Mediterraneo) di Genova, dove dirige la rivista «Mondi migranti»
e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. Collabora con «Avvenire» e con
lavoce.info. Da luglio 2017 fa parte del CNEL, dove è responsabile dell’organismo
di coordinamento delle politiche per l’integrazione dei cittadini stranieri.
IL NOSTRO PUNTO DI VISTA SUL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE
Torino, 10 ottobre 1968
Chiarissimo signor Naouri,
ho letto le poesie della Resistenza palestinese da Lei
gentilmente inviatemi. Mi paiono
poeti d’una grande forza espressiva, pieni di sincero calore poetico e umano.
La cosa migliore sarebbe trovare una rivista che pubblicasse queste poesie.
Proverò a rivolgermi a qualche amico che possa presentarle a una rivista. Naturalmente,
in noi europei il dramma dei palestinesi perseguitati ha una speciale risonanza perché i
loro attuali persecutori hanno sofferto – in loro o nelle loro famiglie – persecuzioni
tra le più atroci e inumane sotto il nazismo e anche molto prima, per secoli e secoli.
Che i perseguitati d’un tempo si siano trasformati in oppressori è per noi il fatto più
drammatico, quello su cui ci sembra più necessario far leva. Mi dispiace che nessuno
di questi poeti tratti questo motivo.
lo personalmente vedo la sola soluzione del problema palestinese nella via rivoluzionaria
tanto nel mondo arabo quanto nelle masse israeliane. Rivoluzione degli israeliani poveri
(e in larga maggioranza d’origine mediorientale e nordafricana) contro i loro governanti
colonialisti ed espansionisti; ma anche rivoluzione delle masse popolari dei paesi arabi
contro le oligarchie reazionarie e militariste (anche se si dicono più o meno socialiste)
che sfruttano il problema
palestinese per demagogia nazionalista. La vera Resistenza non è soltanto lotta contro un
invasore esterno: dev’essere lotta per un rinnovamento profondo della società nel proprio paese.
Volevo chiarirle il mio pensiero per confermare la mia solidarietà con gli oppressi e i
resistenti
palestinesi nel quadro di una visione politica e umana generale.
La ringrazio molto e saluto con viva cordialità.
L’estensore di questa lettera non è un pericoloso rivoluzionario, ma ITALO CALVINO, in risposta allo scrittore giordano Issa I. Naouri (in “Lettere 1940-1985”, Mondadori 2023).
Le sue parole, che condividiamo del tutto, sono state riprese nel documento a fianco, distribuito in tutta Italia dai giovani dei Circoli Operai di Lotta Comunista.
Alleghiamo volentieri, tra l’altro, l’intervento fatto a nome dei giovani del Circolo Operaio di Livorno in occasione della manifestazione del Primo Maggio tenutasi presso la Sala Conferenze del Palazzo dei Portuali.
(…)”Correnti di pensiero rivoluzionarie sono sempre esistite, invece, nella sinistra italiana;
già presenti, anche se soffocate, negli anni del fascismo, emergono nella stagione della resistenza
e del dopoguerra, in opposizione alla politica compromissoria del P.C.I. e del C.L.N., offrendo,
pur tra mille ingenuità ed errori politici, contributi autonomi e coerenti. Le vicende di questi
movimenti sono state pressoché ignorate dagli storici, di qualunque ideologia politica;
nell’esporle, cerchiamo di rompere un silenzio durato quarant’anni.”
Così scriveva Maurizio Lampronti nella prefazione al suo libro “L’altra Resistenza, l’altra
opposizione”, uscito per le Edizioni Lalli nel 1984.
Dai fatti narrati nel suo libro, sono passati altri 40 anni in cui quel “silenzio” è stato rotto soltanto
da storici militanti che, coerentemente, hanno cercato di ricostruire una storia altrimenti lasciata in
mano alla narrazione retorica che vede la Resistenza soltanto come un movimento di liberazione nazionale.
Partendo anche da storie come quella raccontata da Ilic e Roberto Aiardi nel libro “Agguato
a Montechiaro. Considerazioni sulla morte del comandante partigiano Silvano Fedi” (CDP Edizioni 2015)
cerchiamo di riportare alla luce le vicende di quegli uomini e quelle donne che dettero vita ad una
Resistenza “altra”, opponendosi, al capitalismo in ogni sua forma.
Il 21 marzo si celebra in tutto il mondo la “Giornata mondiale
contro ogni forma di razzismo e di discriminazione” a ricordo
della strage di Sharpeville (Sudafrica), dove persero la vita,
sotto il fuoco della polizia, 70 manifestanti che protestavano
contro le leggi razziste dell’ apartheid. A noi non piacciono
molto le “giornate dedicate a…”, per motivi che sarebbe qui
lungo spiegare, ma questo giorno, il 21 marzo, appunto, ha
assunto un significato particolare per un barbaro omicidio
compiuto a Villa Literno oltre 30 anni fa. Era infatti il 21
marzo del 1988 quando Jerry Essan Masslo metteva piede per
la prima volta in Italia, arrivando proprio dal Sudafrica.
La sua storia è raccontata nel filmato che ci ha segnalato il
Centro Pasquale Martignetti e crediamo valga la pena di essere
conosciuta.
Segnaliamo questo interessante filmato che abbiamo ricevuto dal Centro
Pasquale Martignetti. Contro le bugie sfrontate sui migranti, diamo la
parola ai numeri.
Il Centro Filippo Buonarroti Toscana, per il quarto anno consecutivo, aderisce all’iniziativa di solidarietà promossa dai volontari del Circolo Operaio di Livorno “Giocattoli senza frontiere”.
Dall’ 11 al 20 dicembre, ore 15.30 – 17.30, presso il Circolo Operaio in Via degli Scali della Dogana d’Acqua 23, saranno raccolti giocattoli e libri per bambini: il materiale, se usato, dovrà ovviamente essere in buone condizioni.
La consegna avverrà VENERDI’ 22 DICEMBRE dalle 15.00 alle 19.00 presso il Circolo Arci Divo Demi, Piazza Ferrucci 14.
“Ho provato ma non ci riesco. Non riesco a dire immigrato clandestino.
(…)
Perchè? Perché migrazione è un termine naturale. Le migrazioni esistono in
natura, lasciano tracce di sé in ogni ecosistema. (…)
La clandestinità, invece, è un concetto artificiale, inventato dall’uomo
che sempre si arroga il diritto di includere ed escludere; un’ecchimosi
dovuta alla violenza che permea le società edificate sull’ io, invece che
sul noi. (…)
(Dalla postfazione di Fabio Geda al libro “La vita ti sia lieve” di
Alessandra Ballerini – ZOLFO Editore 2023)
A DIECI ANNI DAL NAUFRAGIO DI LAMPEDUSA (3 OTTOBRE 2013 – CIRCA 400
VITTIME)